venerdì 12 marzo 2010

Zelig

Cast tecnico artistico
Regia Woody Allen
Sceneggiatura Woody Allen
Fotografia Gordon Willis
Scenografia Mel Bourne
Costumi Santo Loquasto
Montaggio Susan E. Morse
Musica Dick Hyman, Horst Wessel (song "Die Fahne hoch")
Prodotto da Robert Greenhut, Charles H. Joffe, Jack Rollins
Produzione Robert Greenhut, Charles H. Joffe, Jack Rollins per Orion Pictures; USA, 1987
Durata 79'
Distribuzione Italia P.I.C. - Warner Home Video (Gli Scudi)
Distribuzione Usa Orion Pictures Corporation
Personaggi e interpreti
Leonard Zelig Woody Allen
Dr. Eudora Fletcher Mia Farrow
Dr. Sindell John Buckwalter
Gland Doctor Marvin Chatinover
Mexican Food Doctor Stanley Swerdlow
Dr. Birsky Paul Nevens
Hypodermic Doctor Howard Erskine
Paul Deghuee John Rothman

Leonard Zelig nato a New York, figlio di una matriarca e di un fallito attore yiddish, è un poveraccio con un'insaziabile sete di affetto, che risale alla sua triste infanzia di emarginato ebreo. Invece di carezze e baci ha ricevuto in sovrabbondanza bastonate: "Mio fratello mi bastonava, mia madre bastonava me e mio fratello. I vicini bastonavano la mia famiglia, mia madre, mio fratello e me...". Questa carenza affettiva porta Zelig a identificarsi psicologicamente e fisicamente con le persone che incontra: è un camaleonte umano. Con un suonatore negro di jazz diventa suonatore di jazz e negro, con dei campioni di baseball diventa anch'egli campione di baseball, diventa obeso con gli obesi, indiano con gli indiani... Diventa sosia perfino del papa Pio XI, e disturba Hitler mentre arringa una folla di nazisti.

Zelig di Woody Allen è un saggio quintessenziale sul Novecento: anche solo per questo grande è la sua rilevanza didattico-culturale.

Intorno al personaggio di Leonard Zelig, Woody Allen costruisce infatti il paradigma del rapporto tra verità e finzione:
- sul piano linguistico e propriamente filmico
- sul piano narrativo
- sul piano filosofico
- sul piano storico-culturale

Il film, del 1983, diviene un modello testuale per tutti i cineasti che a vario titolo e con varie finalità si misureranno con il meta-cinema e con tecniche di manipolazione audiovisiva sempre più raffinate: da Stone a Zemeckis e Spielberg, per restare agli statunitensi. Il film è dunque essenzialmente un saggio metalinguistico: ecco perché è un saggio sul Novecento.

Riepiloghiamo schematicamente alcune questioni in merito. A metà del XIX secolo, con l'invenzione della fotografia, l'uomo trasferisce alla tecnologia il compito di rappresentare "oggettivamente" la realtà fuori di sé. La separazione tra soggetto che conosce/descrive/rappresenta e oggetto da conoscere/descrivere/rappresentare, grazie ad un dispositivo artificiale, sembra marcarsi con nettezza.

Ma si tratta di una illusione prospettica: tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, grazie alle applicazioni degli studi teorici sulle proprietà del radio, per la prima volta, l'uomo può guardare dentro di sé: da vivo. E "rappresentare il non visibile". Così, la distanza tra soggetto e oggetto si accorcia repentinamente e imprevedibilmente: "l'uomo non incontra altro che sé stesso" (Heinsenberg). L'indagine su qualunque "oggetto", umano o naturale, procede in dipendenza necessaria dalla tecnologia: la divaricazione natura-cultura si è annullata al punto che l'uomo per procedere nella conoscenza modifica l'oggetto stesso della conoscenza e forza le "leggi di natura" che sembrano regolare i fenomeni. Principio di indeterminazione, teoria della relatività, psicoanalisi: il "nuovo rinascimento scaturito dalla crisi dei fondamenti squaderna uno scenario del tutto inedito in cui il concetto stesso di unicità risulta paradossale.

Il film Zelig è una fiction che svolge il tema del documentario e lo fa mescolando magistralmente tutti i possibili materiali visivi e sonori e conducendo lo spettatore in una dimensione labirintica in cui il tempo (gli anni '20 e '30 e il presente) e lo spazio (America e Europa) della narrazione si dilatano e si comprimono nei passaggi misteriosi e nei percorsi senza uscita creati dal montaggio di materiali "veri", cioè "d'epoca", con materiali "falsi", cioè realizzati ad hoc.

Lo fa depistando continuamente lo spettatore con didascalie fuorvianti come quella iniziale in cui si ringraziano "per il seguente documentario" un personaggio inventato, la "sorella vivente" di Eudora Fletcher (interpretata dalla madre reale di Mia Farrow, a sua volta interprete di Eudora), e personalità della cultura come il premio Nobel Saul Bellow o la scrittrice Susan Sontag.
Il film racconta la storia di Leonard Zelig ricostruendola:
- a colori attraverso "testimonianze" di contemporanei di W. Allen: alcuni noti, altri no
- in b/n attraverso cinegiornali e filmati d'epoca autentici montati con altri falsi girati ad hoc
- in b/n attraverso spezzoni di fiction d'epoca utilizzate come immagini documentarie
- in b/n attraverso foto d'epoca autentiche manipolate e altre false scattate ad hoc
- in b/n attraverso giornali d'epoca autentici manipolati e altri falsi stampati ad hoc
- in b/n attraverso la realizzazione di una falsa fiction "d'epoca" che racconta la storia romanzata di Zelig
- con la voce fuori campo di un narratore con timbro da commentatore di cinegiornale
- con la voce fuori campo (di Zelig o di altri) manipolata per contraffare una "registrazione d'epoca"
- con didascalie esplicative fuorvianti o tautologiche
- con sottotitoli (per le versioni doppiate)
- con l'introduzione di falsi oggetti "d'epoca" nelle riprese (gadgets, indumenti, balli, canzoni, ecc

In Zelig W. Allen esercita poi il suo talento di narratore e sperimenta virtuosisticamente diversi generi:
- l'informazione giornalistica e radiofonica (alludendo maliziosamente a quella televisiva)
- l'informazione documentaristica
- il romanzo e il film d'appendice
- il racconto storico e di costume
- l'intervista
- il resoconto scientifico
- la tradizione religiosa
- sul piano propriamente meta-narrativo: la parodia e la satira, l'autobiografismo, la critica

Leonard Zelig è un personaggio surreale che attraversa la Storia reale.
La verosimiglianza (come direbbe Manzoni), o addirittura l'autenticità dei personaggi che fanno coro a Leonard Zelig, permette all'intellettuale ebreo Allen Konisberg, in arte Wody Allen, di raccontare eventi e passaggi storici cruciali e di sottolinearne la drammaticità con consapevolezza ex post.
Gli eventi sono quelli decisivi che "impostano" il corso del Novecento e alimentano ancora vigorosamente il dibattito storico (il film è dell'83, ovvero precede - e anticipa con sorprendente sensibilità - la fase del "crollo delle ideologie").
Gli eventi a volte sono esplicitati, a volte sono allusi. Nel primo caso sono inestricabilmente legati ai "luoghi" in cui sembrano svolgersi.

Relativamente a questo aspetto rimandiamo sostanzialmente alle considerazioni introduttive, soprattutto per quanto riguarda le antitesi verità/finzione, realtà/irrealtà, vita/arte, ecc..

Ricordiamo tuttavia la rilevanza, nel Novecento e fino ad oggi, della riflessione sul rapporto tra massa e potere, e specificamente sul ruolo che i mezzi di comunicazione di massa hanno svolto e svolgono nell'orientare/condizionare tale rapporto (si vedano al proposito: W. Reich, La Scuola di Francoforte, Lyotard, La condizione post-moderna; e specificamente per il cinema: R. Renzi, Il cinema dei dittatori).

Né secondaria è la riflessione sui risvolti sociologici, ideologici ed etici derivati dalla diffusione (di massa?) della psicoanalisi; e tanto meno lo è quella relativa ai legami della scienza e della tecnologia con l'economia e la politica.

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