martedì 22 dicembre 2009

Fritz il gatto


Un film di Ralph Bakshi

Titolo originale Fritz the Cat

Animazione, durata 80 min.

USA 1972

New York: Fritz è in cerca di avventure sessuali. Rimedia tre squinzie e le monta in una vasca da bagno, durante un party cannaiolo. Poi irrompe la polizia…

Avete gia' portato i marmocchi a divertirsi educativamente col Gobbo di Notre Dame? Si? Bene, allora la coscienza e' a posto e potete pensare a voi procurandovi un cartoon con cui rallegrare le prossime serate di festa tra amici.
Gia', i cartoni animati sono una tradizione per Natale, e quello che vi propongo puo' fungere da ottimo antidoto sia contro la melassa disneyana che contro gli squallidi deliri pedofiliaci giapponesi.


Vietatissimo e di culto come le storiche strip "underground" di Robert Crumb da cui è tratto: questo Pornogatto animato è intimamente legato agli anni della contestazione (copiosi i fondali psichedelici), degli hyppie e del sesso libero. L’animazione osé, da sempre clandestina e frivola, diventa manifesto politico e culturale, si presenta baldanzosa nel circuito cinematografico ufficiale, sconvolge i puritani e diverte gli sma
liziati, non scandalizzati da piselli e passere vogliose in bella mostra, sedotti dal modulo grottesco e satirico. Fritz è un gatto Casanova e filosofo, predica il sesso contro la violenza e contro le "masturbazioni collettive" su problemi inesistenti. La versione nostrana ha stravolto l’originale, "italianizzando" gli strambi animali antropomorfici incontrati on-the-road, le loro allusioni alla realtà e il loro slang. I doppiatori sono talmente bravi che non dà alcun fastidio il malcostume imperante che vuole che siano doppiate anche le canzoni , sulla falsariga delle opere della buonista Disney, che Bakshi beffeggia con ferocia: Paperino, Paperina e Topolino sono gli unici personaggi a dare il benvenuto ai repressori del Sistema che faranno una carneficina nei quartieri in rivolta. Un dardo avvelenato Bakshi lo riserva anche ai rabbini in sinagoga, ai poliziotti (tutti "maiali" e stupidi) e alle esasperazioni della cultura afroamericana (i corvi) che, da noi, diventa milanese (!). L’ottica nei rapporti fra i sessi è maschile/ista, coglie in pieno la mentalità dell’uomo medio con il chiodo fisso (fica) e in fuga dai soffocanti legami matrimoniali. Il divertimento è spesso, e a sorpresa, interrotto da schizzi violenti di sangue: Bakshi stilizza la morte (in una scena da antologia, le palle da biliardo entrano in una buca di sangue a ritmo rallentato e scandiscono il pulsare del cuore morente del corvo), inscena sadiche perversioni (il nazi-biker catatonico e drogato percuote brutalmente la sua compagna), destabilizza la commozione (ridere o piangere di fronte al contadino che picchia a morte le noiose galline?) e fa della provocazione la propria vocazione (fin dal prologo, in cui un operaio piscia in testa ad un passante!). Se il tratto del disegno e la sua animazione non sono raffinati (si fa anche economia con intermezzi a fondale fisso), si è ripagati dalla carica eversiva di scene come quella della carica assatanata di sesso alla "potta".

Un trip psichedelico davvero entusiasmante





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