martedì 22 dicembre 2009

Satyricon

Genere Grottesco, Fantasy
Parole chiave GLBT, Mitologia

Regia: Federico Fellini
Cast:
Martin Potter, Capucine, Fanfulla, Hiram Keller
Sceneggiatura Bernardino Zapponi, Federico Fellini, Rodolfo Sonego
Colonna Sonora Andrew Rudin, Ilhan Mimaroglu, Nino Rota, Tod Dockstader
Anno: 1969
Nazione: Italia, Francia
Durata: 135 minuti

Molto liberamente ispirato all’omonima opera di Petronio, il film racconta le peripezie di Encolpio che, perso il suo amore Gitone, si troverà a girovagare tra banchetti, navi pirata e violenze varie. Addirittura, avrà a che fare con il Minotauro.

Un vortice, per niente lineare, di visioni e suggestioni, in cui si passa da scenari ansiolitici e claustofobici a esplosioni di colore e ‘‘volgarità’. Un supermercato delle immagini a cui molti hanno attinto: guardare il Fellini Satyricon, infatti, equivale a scoprire le radici di buona parte del cinema onirico e surreale moderno; anche di insospettabili come David Lynch, il cui Dune – negli scenari e nelle atmosfere – ricorda non poco i momenti iniziali di questo film.

Le immagini create da Fellini dilagano come spore, si installano nel cervello, soggiacciono nell'inconscio e non vanno più via: risaltano fuori nei momenti più impensati, proprio quando sembrano smarrite. Così, i film di Fellini e il Satyricon in particolare, hanno contaminato il cinema moderno e contemporaneo, generando pargoli eccelsi ma anche imitazioni freddine e puramente estetizzanti. Perché il bello del Satyricon, la marcia in più, sta proprio nel fatto che la sua magniloquenza e la sua ricercatezza formale, vengono continuamente violentate, rosicchiate, sporcate, trattenute verso il basso da espedienti fortemente ‘‘terreni’ e di grana grossa. Come il frequente uso del dialetto, le scorregge e quell’alone sudicio, pauperistico e decadente che, nonostante lo sfarzo visivo, sta sempre dietro l’angolo. C’è un’anima, c’è un vissuto.

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